1. Porsi le giuste domande: il “Nice to have”
Nella definizione dell’obiettivo sono importanti le consultazioni con gli stakeholder di quel determinato processo di business per comprendere le esigenze da soddisfare e soprattuttto lo scopo finale e prospettico.
- Da dove iniziare: stakeholder e obiettivi.
- Quali reparti da coinvolgere?
- Quali aree funzionali? (es. pianificazione finanziaria, logistica. magazzino)
- Quali risultati attendersi?
Un PoC richiede normalmente una riflessione sui punti deboli (per esempio, utilizzando un termine anglosassone pain points) sul proprio sistema di gestione di base di dati. Alcuni sistemi, ad esempio, possono essere privi di funzionalità o anche poco scalabili per gestire le attuali richieste di data analysis.
I processi inoltre per la loro specificità richiederebbero di essere affrontati in ottica multidisciplinare con competenze tecnico-funzionali interne del cliente, con il supporto di competenze più specifiche.
2. La Roadmap secondo BiFactory: una questione di data quality
Oltre a quanto descritto precedentemente, si deve valutare anche la disponibilità e la qualità dei dati che circondano il PoC (dalle sorgenti dei dati stessi alla loro “pulizia”, fino all’ottenimento dei KPI).
3. Deliverable: Dal Test al Modello
Oltre a testare il modello, lavoriamo con il team interno del cliente per valutare la pertinenza e le prestazioni del PoC, in termini di proseguimento progettuale.
La valutazione dell’impatto del Proof of Concept mira ad essere più tangibile e misurabile possibile, e dove consentito, una possibile valutazione predittiva.
4. Cosa succede dopo il Proof of Concept?
Un PoC non ha l’obiettivo di creare immediatamente una soluzione completa, ma un prototipo operativo attraverso il quale possiamo misurare preventivamente la linea progettuale. Questo consente di prendere decisioni informate dati riguardo al potenziale futuro del progetto.
Un esempio di PoC: HUB REPORTING
La necessità dell’Azienda, su mandato della “Direzione” è stato quello di implementare un modello di “supervisione del business” sia nell’attività corrente ma, che potesse anche gettare le basi per una futura predisposizione alla cosiddetta “business predictivity”.
Dopo una “due diligence” di una primaria società di consulenza specializzata, che ha individuato tutta una serie di elementi organizzativi, operativi e di processo, siamo passati all’implementazione del progetto che per interpretare la centralità dello scopo, abbiamo denominato “HUB REPORTING” ovvero “l’agorà o asset primario” dell’impresa dove confluiscono tutti i dati sensibili (dalle varie sorgenti ERP/SAP e CRM dedicati, nonché fogli Excel e altri tipi di dati) per la conduzione delle attività di business (commerciale e di controllo gestione) dell’impresa stessa, attiva dal canale diretto all’indiretto e con personale “mobile worker”.
Questo asset, sarà la fonte depositaria e centralizzata “per ogni tipo di consultazione di business”, multistakeholders, sicura e utilizzabile in ogni momento anche in mobilità.
In questo ambito il primo passo per verificare la “chimica” del progetto, le idee, le ipotesi e amalgamare il team bilaterale di progetto, abbiamo dato vita al PoC.
Partendo dall’acquisizione di “cluster settoriali di dati” ( es. le vendite) e generare un primo modello dati in Cloud Azure navigabile con POWER BI. In questo modo i vari stakeholders del Cliente hanno potuto “toccare con mano” con approccio “agile” ossia man mano che veniva rilasciato il lavoro medesimo.
Questa fase (PoC) è centrica in quanto offre una visibilità sia dell’impostazione che soprattutto dei punti critici che ci si troverà ad affrontare…
Per Noi di BiFactory il PoC è il cardine del progetto, o come la chiamiamo … La leva abilitante del successo.